DRAGONS FOREVER - IL CINEMA DI AZIONE E ARTI MARZIALI

DRAGONS FOREVER - IL CINEMA DI AZIONE E ARTI MARZIALI, di Stefano Di Marino

Autori: Stefano Di Marino


Casa editrice: Alacràn, Milano, 2007


Collana: I Saggi


Pagine: 342


Formato: 14x21


Prezzo: 17,80€


Lingua: Italiano

Indice:

Introduzione


Il cinema marziale


Soia-western: il cinema del kung fu


Bruce Lee: la leggenda del piccolo drago


L'ultimo combattimento di Chen


Guerrieri americani


Facce dipinte


Sex and Zen and A Bullet in the Head: il nuovo cinema di Hong Kong


Come ombre nella notte


Fiori velenosi, bambole mortali e angeli d'acciaio: il cinema marziale al femminile


Duro da uccidere


Per vincere domani: il cinema marziale per gli adolescenti


Jean-Claude Van Damme, muscoli da Bruxelles


Il nuovo cinema marziale americano


Il figlio del drago


Draghi per sempre


Nota dell'autore


Bibliografia





Per scrivere Dragons Forever Stefano Di Marino riprende in mano il materiale di Bruce & Brandon Lee - I segreti del cinema di arti marziali, volume nel quale aveva precedentemente trattato l'argomento 'arti marziali', lo aggiorna alla luce di dieci anni di ricerche e lo amplia notevolmente.
Il suo approccio al genere analizzato pare andare notevolmente controcorrente rispetto a quello solitamente utilizzato dai suoi colleghi: Di Marino infatti, pur trovandosi al cospetto di una cinematografia che vanta un'enorme mole di titoli, utilizza un metodo di indagine ad ampissimo spettro. Il suo obiettivo non sembra essere solamente quello di trattare il cinema delle arti marziali fin dalle sue origini, ma anche quello di non limitarsi affatto ai più blasonati esempi orientali di questo genere. Ecco spiegato il perchè di un paio di capitoli introduttivi al mondo del kung fu e del karate, spiegato il motivo della presenza di un saggio dedicato al cinema marziale adolescenziale e, per esempio, le tante pagine dedicate a Jean-Claude Van Damme, un attore sicuramente di riferimento, ma spesso snobbato dalla frangia di critici più puristi.
E' una scelta decisamente coraggiosa quella di Stefano Di Marino e, forse proprio per questo, non esente da difetti: da una parte il taglio trasversale rischia di fornire al lettore un'idea un po' troppo superficiale dell'argomento, dall'altra l'analisi effettuata è spesso influenzata da una passione, per il cinema e le arti marziali, che sposta in alcuni casi l'obiettività del giudizio dell'autore.
Peccati veniali per un'ampia panoramica come questa, in grado di rileggere il cinema 'dei combattimenti' con l'occhio tecnico di chi conosce approfonditamente le discipline trattate grazie agli oltre trent'anni di pratica che ne elevano immediatamente la capacità critica.

Michelangelo Pasini