FEDERICO FELLINI - A CINEMA GREATMASTER
Autori: Gordiano Lupi | Indice: Infanzia e adolescenza a Rimini La nuova vita a Roma Primi lavori per il cinema Fellini regista, il periodo giovanile La svolta de La dolce vita Il capolavoro di Otto e mezzo Lo sperimentalismo e la libertà espressiva del Satyricon Il ritorno all'autobiografismo L'autobiografia lirica di Amarcord Il mondo femminile secondo Fellini Le pellicole polemiche e le allegorie sociali Film non realizzati che diventano fumetti Le ultime pellicole Oscar alla carriera e morte di un genio Fellini tra pubblico e privato | Se c’è un regista italiano che non ha assolutamente bisogno di presentazioni è Federico Fellini. E’ celebre e celebrato a tal punto che molte star di Hollywood, interrogate su quale sia il loro film preferito indicano “La Strada”, pellicola diretta nel 1954 dal talento visionario che più ci hanno invidiato oltreoceano. E’ il regista metacinematografico e autobiografico per eccellenza, è il cineasta che ha sempre portato i suoi sogni nella settima arte, non dimenticandosi di infestare le sue pellicole più blasonate di ben più di un suo incubo ricorrente. Quando un cinefilo prende in mano un qualsiasi nuovo libro su Federico Fellini la prima domanda che si pone è sicuramente, perché? Perché lo scrittore ha sentito il bisogno di cimentarsi, nuovamente e dopo una letteratura così ampia dedicata al regista di “8 ½”, sull’opera omnia di un regista come il maestro romagnolo? Domanda che si fa il lettore ma che, inevitabilmente, è balenata prima nella mente di chi il libro ha voluto scrivelo. Gordiano Lupi un motivo per scrivere nuovamente del cineasta lo aveva: la scintilla che lo ha messo all’opera non è stata certo una nuova intuizione su chissà quale tematica già dibattuta, quanto piuttosto il desiderio di pubblicare un così vasto numero di fotografie che ritraggono Fellini non solo sui set dei suoi film, ma in tutte quelle situazioni che sono cinema senza essere il momento delle riprese. Conferenze stampa che lo vedono al fianco di Luchino Visconti, un faccia a faccia con Ingmar Bergman, il momento di una dolce coccola fatta ad Anita Ekberg, la sua faccia stupita mentre viene fotografato a Ciampino con il mano la statuetta di un Oscar fresco fresco: più di centocinquanta immagini, quasi tutte in bianco e nero e dalla qualità egregia, riempiono la metà di un tomo che per il restante cinquanta percento è una cavalcata più storica che critica su vita e film di Federico Fellini. Il comparto iconografico stavolta non è un corollario ma la vera ossatura di un libro che per il resto è l’indolore racconto (sia in italiano che in inglese) di una brillantissima carriera, scritto con un interessante piglio aneddotico. Michelangelo Pasini |