MICHAEL MANN

Michael Mann, di Alessandro Borri

Autori: Alessandro Borri



Casa editrice:
Edizioni Falsopiano, Alessandria, 2000



Collana:
Cinema



Pagine:
271



Formato:
13x21



Prezzo:
15€



Lingua:
Italiano

Indice:

Introduzione

- I cavalieri della Nuova Hollywood

- Chi è Michael Mann e perchè parlano male di lui

- Il Mann touch


Cap. I - Piccolo, grande schermo: Jericho Mile

- I primi anni

- Film carcerario, film sportivo

- Tv e (o) cinema


Cap. II - Soggettiva criminale: Strade violente

- Sul post-noir

- Il crimine: lavoro e mito

- Sguardi, blocchi, suites


Cap. III - Sul perturbante: La fortezza

- A Film Apart

- La mescolanza dei generi

- La forma inquietante


Cap. IV - Blow-up di un omicidio: Manhunter

- A proposito di draghi rossi

- Identificazione di (con) un assassino

- Segmenti e frantumi


Cap. V - La reinvenzione del serial: Miami Vice e Crime Story


Cap. VI - Le sorgenti del mito: L'Ultimo dei Mohicani

- Sul neo-western

- Nascita dell'America e del romance

- La riscoperta del classicismo


Cap. VII - Il thriller wagneriano: Heat

- La summa del genere

- Il crimine: tecnica e rito

- La visione globale


Cap. VIII - Lo splendore del vero: Insider

- La coscienza gerita dell'America

- L'action interiore

- Un tocco di zen


Filmografia


Elenco dei film citati nel testo


Bibliografia essenziale


Nel 2000 Alessandro Borri scrive il primo volume pubblicato in Italia su Michael Mann, quasi vent'anni dopo il debutto cinematografico del regista. Un lasso di tempo enorme senza che nessuno si interessasse in modo approfondito del cineasta che oggi in molti non esitano a considerare l'ultimo dei classicisti hollywoodiani.
L'introduzione dell'autore è illuminante per quanti non abbiano mai riconosciuto nelle opere di Mann il loro effettivo valore: il regista, autore sui generis e fuori tempo massimo per appartenere alla New Hollywood, ma con la quale ha in comune la volontà di sfruttare i mezzi faraonici degli studios senza però farsi omologare da essi, è stato effettivamente per molti anni sottovalutato da pubblico e critica.
Alessandro Borri, attraverso una continua e (forse troppo) lunga lista di paragoni, confronti e rimandi, riesce finalmente non solo a conferire al cinema di Mann il posto che merita all'interno del panorama attuale, ma riconosce in lui quella morale della visione caratteristica solo dei grandi cineasti. Attraverso l'analisi approfondita, talvolta un po' troppo forzata, dei film e dei lavori televisivi del regista, l'autore pone finalmente la prima pietra (italiana) per la costruzione della letteratura sul cineasta di Chicago: con intelligenza critica e conoscenza cinematografica enciclopedica riesce a sintetizzare il cinema manniano nella sua essenza di rielaborazione personale dei classici hollywoodiani: "Se Strade violente dura due ore invece degli 80 minuti medi di quei classici della violenza (gangster anni '30, ndr) è perché in mezzo c'è stato il filtro della contemplazione, dell'indugio, del tempo morto, insegnato agli americani da Antonioni per primo".
Il volume, nonostante sia un ottimo inizio, può risultare ora leggermente datato, soprattutto alla luce delle nuove opere di Mann, capaci di aggiungere tasselli ad un corpus, unico ed organico ma talmente complesso da rendere necessario un aggiornamento critico pellicola dopo pellicola.
Copertina e apparato iconografico interno da dimenticare.

Michelangelo Pasini