IL CINEMA SECONDO HITCHCOCK

Il cinema secondo Hitchcock, Francois Truffaut


Autori: Francois Truffaut



Casa editrice:
Il Saggiatore, Milano, 2002



Collana:
Net



Pagine:
318



Formato:
12,5x20



Prezzo:
9,90€



Lingua:
Italiano

Indice:

Prefazione


Introduzione


Sedici capitoli senza titolo


Filmografia




Quando nel 1951 André Bazin e Joseph-Marie Lo Duca fondarono i Cahiers du Cinema probabilmente non avevano idea della portata storica che avrebbe avuto la rivista nel mondo del cinema e della critica cinematografica. E forse non immaginavano neanche che qualche anno dopo un gruppetto di redattori si sarebbe imposto sui fondatori, avrebbe preso in mano le redini della testata ed avrebbe rivoluzionato per sempre il modo di vedere e giudicare la settima arte. Parliamo di Francois Truffaut, Jean-Luc Godard, Eric Rohmer e Jacques Rivette, meglio conosciuti come I Giovani Turchi, e della loro Politique des auteurs, un vero e proprio manifesto, una dichiarazione di intenti che si esplicita nel concetto della messa in scena e nella nuova concezione del regista come autore. “Non esistono opere, ci sono solo degli autori” affermò Truffaut per sottolineare l’importanza del regista nella realizzazione di un film. Autore per i Giovani Turchi è chi è consapevole del proprio talento, chi non lascia che siano i critici a estrapolare i significati impliciti nelle proprie opere, ma chi è capace di guidare e conoscere preventivamente l’analisi che ne verrà fatta. Nascono da questa concezione le lunghissime chiacchierate di Truffaut e compagni con i loro cineasti preferiti, delle quali la più celebre è sicuramente quella che vede il regista de I quattrocento colpi intervistare Hitchcock, prima di allora considerato da pubblico e addetti ai lavori un semplice mestierante ottimo solamente per il box office. Le quasi trecento pagine di botta e risposta, con domande ironiche, sarcastiche, divertenti, che riflettono sicuramente piena consapevolezza di intervistato ed intervistatore non solo del mezzo e del linguaggio cinematografico ma di tutto quello che circonda l’universo del cinema (show business, pubblico, star-system, etc), coprono oltre quarant’anni della carriera del regista inglese. Quello che traspare non è solamente la capacità narrativa e la voglia di raccontare e raccontarsi del maestro del brivido, ma la completa autorialità nella definizione che ne danno i Cahiers du Cinema. Se Alfred Hitchcock è ora considerato l’autore seminale che noi tutti conosciamo è sia per la sua capacità di fare cinema che per l’amore, lo studio e le intuizioni di Truffaut (ma prima anche di Rohmer e Chabrol che al regista dedicarono un interessantissimo monografico) che ci ha aperto gli occhi prima su un regista, poi su un modo completamente nuovo di giudicare un cineasta ed il suo mondo.
Testo fittissimo, una fucina di informazioni pressochè infinita.
Il cinema secondo Hitchcock è il libro-intervista per eccellenza.

Michelangelo Pasini