LUDICI DISINCANTI- FORME E STRATEGIE DEL CINEMA POSTMODERNO

ULUDICI DISINCANTI- FORME E STRATEGIE DEL CINEMA POSTMODERNO, di Alberto Negri


Autori: Alberto Negri



Casa editrice:
Bulzoni, Roma, 1996



Collana:
Cinema/studio


Pagine:
149



Formato:
15x21



Prezzo:
13€



Lingua:
Italiano

Indice:

Introduzione


Parte prima: metamorfosi della visione


Il ritorno della narrazione

- Racconti imperfetti

- Narratori delegittimati

- Una tensione irrisolta


Schermo delle mie brame

- Giochi di simulazione

- L'interpellazione simulata

- L'intervento straniante

- Videoincontri ravvicinati

- Un'emblematica storia spettatoriale


Narciso e Peter Pan

- Sotto la narrazione niente

- Lo scacco del desiderio

- Lo spettatore vittima consapevole

- Mettersi in vetrina


Parte seconda: sguardi postmoderni


Sguardi ravvicinati

- Quando il troppo stroppia

- La realtà dal buco della serratura

- Lo spettatore complice vincolato


Sguardi incorniciati

- Come abbiamo già visto..

- Per una tipologia della citazione postmoderna

- Lo spettatore modello


Sguardi liminali

- L'occhio instabile

- Il cyber-sguardo

- Immagini pirotecniche


Sguardi virtuali

- L'ultima frontiera

- Lo spettatore frutto della metavisione

- La realtà alla deriva


Parte terza: prospettive post-reali


Verso quali visioni?

- Una duplice consegna

- La dimensione “meta”


Il gioco delle perle di vetro

- Guardarsi e sentirsi guardati

- Estremismo sensitivo

- Come cosa tra le cose


Bibliografia


Apparso poco dopo la metà degli anni '90, Ludici disincanti è stato uno dei primi testi italiani a mettere a nudo le tendenze dominanti del cinema contemporaneo: la progressiva smaterializzazione del referente, la dispersiva e tentacolare multimedialità, il grande ritorno della (meta)narrazione, il gusto per la citazione e per l'eccesso visivo. Concetti certo non più nuovi, dato che hanno avuto modo di svilupparsi in una lunga serie di saggi successivi, di cui L'alieno e il pipistrello di Gianni Canova (2000) è certo l'esempio insieme più compiuto e famoso. Nonostante questo, il saggio si apprezza ancor'oggi per l'intelligibilità delle sue 149 pagine, l'esposizione piana e l'argomentazione convincente, che sa evitare i cerebralismi semiotici così frequenti in questo campo. Sebbene diverse sue riflessioni siano state riprese e aggiornate, Ludici disincanti si offre ancora come un valido strumento per lo studio del cinema postmoderno. Punto di partenza teorico la concezione di Neobarocco di Calabrese e le note riflessioni di Lyotard sull' a-cinema; da lì Negri teorizza -similmente a quanto fatto da Perniola- l'eccitazione dell'immagine postmoderna, che nella sua fruizione lascia prevalere il sentire al pensare, in accordo con Nietzsche (“la cosa che più importa all'uomo moderno non è più il piacere o il dispiacere ma l'essere eccitato”).
Diversi gli esempi presi in esame, dalla cybersoggettiva di Terminator sino alla soggettiva della freccia di Robin Hood principe dei ladri, tutti celebri emblemi delle interferenze tra oggettivo e soggettivo che caratterizzano il cinema del nostro tempo.
Da segnalare, infine, il capitolo su Narciso, decisamente il più stimolante e il meno percorso dalla bibliografia successiva; il mito greco viene qui ripreso per definire lo stato contemporaneo del “guardarsi guardare” già celebrato da Valéry (Je me voyais me voir), e la sua illusione di amare il proprio riflesso pensandolo Altro.

Dario Stefanoni