VOCI DEL SILENZIO - LA SCENEGGIATURA NEL CINEMA MUTO ITALIANO

VOCI DEL SILENZIO - LA SCENEGGIATURA NEL CINEMA MUTO ITALIANO, di Silvio Alovisio


Autori: Silvio Alovisio



Casa editrice:
Il Castoro, Milano, 2005



Collana:
Il Castoro in collaborazione con Museo Nazionale del Cinema di Torino



Pagine:
442



Formato:
16x23



Prezzo:
27,50€



Lingua:
Italiano

Indice:
Presentazione, di Antonio Costa


Introduzione

- La sceneggiatura degli anni Dieci tra produzione e rappresentazione

- Tra opera e lavoro: dal letterato al soggettista

- Pensare la visione: sceneggiatura e messa in scena

- Per un uso non gerarchico delle fonti storiche

- Sceneggiatura e film: la questione del testo

- I fondi archivistici del Museo Nazionale del Cinema

- Per un'etica della ricerca


Capitolo 1. Lavoro intellettuale e cinema italiano negli anni Dieci

- Medium popolare e lavoro intellettuale

- Il canone letterario e la produzione: modelli d'interazione tra scrittori e cinema. Promozione e vendita della firma. La prestazione "rimossa". Esternità di contenuti ed esternità collaborativa. La partecipazione produttiva

- Il cinema "contro" la letteratura

- "Poesia senza parole": per un nuovo racconto, verso la "visione"

- "Noi, reietti della penna...": nascita ed elogio di un mestiere

- Il caso D'Ambra

- Identikit del soggettista "organico"

- Salgari e il professore: il caso Chiosso

- Un "uomo antico" nel cuore del cinema: il caso Frusta


Capitolo 2. La sceneggiatura negli anni Dieci: il processo di produzione, la professione dello sceneggiatore e l'industria dello "scenario"

- Il ruolo della sceneggiatura dalle origini ai primi anni Venti

- L'industrializzazione dello "scenario": concorsi, scuole, agenzie e manuali

- La querelle delle competenze tra sceneggiatore e metteur en scene

- L'autonomia professionale e le rivendicazioni di categoria

- Il ruolo della sceneggiatura nelle censura preventiva


Capitolo 3. Scrittura per la visione e messa in scena

- Tra "volontà di forma" e testualità: il problema tecnico della sceneggiatura

- I codici di scrittura, le didascalie e il lessico. I primi anni: il "modello Frusta" e la nascita del lungometraggio. Forme e funzioni della scrittura per il cinema degli anni Dieci. Controllare l'immagine: i disegni di Frusta. La biblioteca del soggettista. Per un'"economia delle parole": la sceneggiatura contro la didascalia? Nascita di un lessico specializzato.

- Scrivere l'attore: il parlato, il volto e il clichè socio-culturale. "Dunque gli artisti parlano?": il problema dei dialoghi. L'eloquenza dei volti. La costruzione del personaggio: il malato e la femme fatale.

- La messa in scena in profondità. La scena totale. La scena estensibile. Profondità/superficie: lateral staging. Il depth staging mostrativo. Dialettiche della profondità. Profondità, fuori campo e movimento dei figuranti.

- Effetti di luce: il controllo dell'illuminazione

- Teatro e sceneggiatura: La Gorgona da Benelli a Frusta

- Sceneggiature a confronto: scrittura e messa in scena in Gli ultimi giorni di Pompei nella versione dell'Ambrosio e in quella della Gloria (1913)

- Ambrosio versus Gloria: le forme e le strutture

- Le logiche di adattamento

- Dalla sceneggiatura al film: un tradimento delle intenzioni?


Appendice

- Le sceneggiature del Museo Nazionale del Cinema: note filmografiche e schedatura


Bibliografia


Indice dei nomi


Lo sceneggiatore è l'autore di opere cinematografiche, teatrali, radiofoniche e televisive. Questa definizione è chiara più o meno per tutti. Ma se volessimo indagare più nello specifico quali siano le dinamiche che stanno dietro al lavoro di scrittura di una sceneggiatura, quali siano i rapporti tra ciò che è stato scritto e ciò che viene effettivamente trasposto sullo schermo e sul ruolo ricoperto dallo sceneggiatore all'interno della catena di produzione cinematografica, il discorso sarebbe già un più complesso. E' proprio partendo da domande come queste Silvio Alovisio sceglie di studiare la figura dello scrittore per il cinema durante la stagione del cinema muto italiano e più nello specifico durante la prima metà degli anni Dieci. Analizza dal punto di vista della scrittura cinematografica le origini del cinema, quando ancora la settima arte era bistrattata da una certa frangia di intellettuali più conservatori, quando lo sceneggiatore era ancora una figura dai contorni molto sfumati e quando ancora le tecniche ed i codici di scrittura per il grande schermo muovevano i primi passi.
Antonio Costa nella prefazione del libro assicura che "Silvio Alovisio non ha paura di sporcarsi la mani con le polverose carte degli archivi", e anzi pone le fondamenta per questo volume proprio sulle ricerche tra volumi, carte e scartoffie nelle biblioteche più importanti d'Italia e d'Europa. Ha la possibilità di lavorare nell'archivio del Museo del Cinema di Torino che è considerato il più importate fondo per quel che riguarda le sceneggiature che hanno dato vita al cinema muto italiano. Purtroppo, come gran parte dei film delle origini prodotti nella nostra penisola sono andati perduti, così anche tantissime sceneggiature sono scomparse, inghiottite dal tempo. Ma nonostante la penuria delle fonti dirette disponibili (Alovisio sottolinea che ha avuto occasione di lavorare solo su un centinaio di scritti originali), il libro risulta informatissimo e documentatissimo, sempre preciso nel corroborare le sue tesi con citazioni e riferimenti da altri testi, volumi, dichiarazioni, manifesti. Ma nonostante gli sforzi dell'autore per rendere il suo scrivere il più semplice possibile e per schematizzare la struttura del lavoro e renderlo chiaro ed organico, Voci del silenzio non è un libro di facile lettura. Sarà forse l'immensa quantità di materiale analizzato, il numero di dati riportati, il gap temporale tra il nostro modo di vedere il cinema e il periodo analizzato, ma il volume di Alovisio non può e non deve essere preso sottogamba: è un'opera complessa, dettagliata, documentata, ma che richiede un certo impegno e soprattutto preparazione pregressa da parte del lettore.
Peccato che le foto e le scansioni di documenti, disegni e schizzi d'epoca occupino solo n paio di paginette; sarebbe stato interessante poter sbirciare in prima persona le fonti su cui ha lavorato l'autore.

Michelangelo Pasini