IL CINEMA DI VITTORIO DE SETA

Il cinema di Vittorio De Seta, Alessandro Rais (a cura di)


Autori: Alessandro Rais (a cura di)


Casa editrice:
Giuseppe Maimone Editore, Catania, 1995


Collana:
Cinema


Pagine:
384


Formato:
15x21


Prezzo:
12.91




Lingua:
Italiano

Indice:

Presentazione, di Leonardo Pandolfo

Presentazione, di Antonino Scimemi

Introduzione, di Alessandro Rais

Il metodo verghiano di De Seta, di Vincenzo Consolo

Il suono delle immagini, di Vittorio De Seta

De Seta: la Grande Forma del documentario, di Alberto Farassino

La crisi e il silenzio, di Goffredo Fofi

La pazienza di Vittorio De Seta, di Luigi M. Lombardi Satriano

L'arcaico e la trasmissione della conoscenza, di Marco Maria Gazzano

Il terzo escluso, di Antonio Costa

L'influsso di Jung e il materialismo storico, di Vittorio De Seta

A proposito di Un uomo a metà, di Ennio Morricone

Durate, finzioni e tagli nel tempo/set del Diario di un maestro, di Michele Mancini

Ricordo di Bruno, di Vittorio De Seta

La Sicilia di De Seta: cinema come antropologia del tempo, di Renato Tomasino

In Calabria, di Jean-Louis Comolli

Appendice

- Biografia
- Filmografia e antologia critica
- Tracce fotografiche del progetto della Vita di Paolo di Tarso
- Bibliografia selezionata
- Indice delle illustrazioni


«Una rivelazione», così Les Lettres Françaises su Vittorio De Seta e i suoi corti documentari degli anni '50. Ma una rivelazione è anche Il cinema di Vittorio De Seta, curato da Alessandro Rais ed edito da Giuseppe Maimone con il patrocinio della Regione Sicilia.
Rivelazione per tre motivi. Uno: la Sicilia, terra ingrata e smemorata, celebra (ante mortem!) uno dei suoi figli dimenticati, tanto schivo quanto dissidente. Due: al coro, già di per sé intonatissimo, degli studiosi di cinema italiano chiamati a partecipare alla stesura del volume (Farassino, Costa e Fofi) si uniscono antropologi, letterati e intellettuali uniti dall'amore per il cineasta palermitano (Comolli, Satriano, Consolo, Tomasino; con scritti antologizzati di Douchet, Pasolini, Moravia, ecc.). Tre: la litania del De Seta dimenticato e tenuto in scarsa considerazione dall'intellighenzia cozza contro questa monografia del 1995 – lei sì, dimenticata – acuta, puntuale e mai priva di rigore critico, che ha il merito di anticipare di più di un decennio la rivalutazione autoriale a cui stiamo assistendo in questi anni.
In tale caveau di diamanti tre sono gli interventi che brillano di più.
Il primo, Consolo, traccia un solido parallelismo tra De Seta e Verga, rimarcando una comunanza di sentimenti, sguardi, ideali ed amori.
Antonio Costa, da parte sua, spulcia la produzione eretica ed intimista di De Seta (Un uomo a metà, L'invitata) rintracciando la coerenza che non riuscirono a trovare, ai tempi, quei critici ciechi – compreso l'autocritico Fofi – che denunciarono il doppio tradimento (del marxismo e del cinema impegnato socialmente) dell'autore di Banditi a Orgosolo.
Farassino, nell'intervento forse più bello, parte addirittura da Deleuze e dalla distinzione, applicata al documentario prima e alla tradizione italiana poi, tra Piccola Forma e Grande Forma, per giungere ad incuneare il cinema di De Seta sotto il segno dell'opera lirica.
Notevolissime la bibliografia, comprendente anche tesi di laurea, le oltre cinquanta illustrazioni e l'antologia critica. Un'eccellente monografia il cui unico difetto è una relativa irreperibilità.

Giuseppe Fidotta