PENTAGRAMMA DI LUCE - FILM, STORIA E CURIOSITA' SULLA "MUSICA" NEL CINEMA

Pentagramma di luce, di Giuseppe Colangelo


Autori: Giuseppe Colangelo


Casa editrice:
Book Time, Milano, 2009


Collana:
Cinema


Pagine:
140


Formato:
14,5x21


Prezzo:
12 €


Lingua:
Italiano

Indice:


Introduzione

Premessa

- Ballo, danza e musical

- Jazz e blues

- Musica classica e opera

- Rock

Indice dei registi

Indice dei titoli

Bibliografia

Crediti fotografici




Una delle tante rivoluzioni dell'immaginario cinematografico avvenne nel 1927, anno in cui vide la luce Il cantante di Jazz di Alan Crosland, primo film sonoro della storia del cinema. Al Jolson, attore e cantante su cui era cucito l'intero film, concludeva con una battuta emblematica e dal tono profetico: “Wait a minute, you ain't heard nothin' yet! ”. Quello fu solo l'inizio, infatti, di una lunga storia in cui cinema e musica andavano a contaminarsi: tra musical, musicarelli, film-opera, biopic di musicisti e cartoons musicali, i generi e le pellicole sull'argomento diverranno di lì a poco innumerevoli.
Questo sottile dizionario illustrato tenta di mapparli tutti, dividendo i titoli secondo il genere musicale a cui appartengono: classica, jazz, blues, rock, opera e danza. Lo spirito di maniacale completismo è lo stesso che stava alle base anche di Ciak si abbaia! e Macchine di celluloide, i precedenti volumi di Giuseppe Colangelo, docente di storia del cinema e giornalista free-lance per L'Unità, Airone e Argos. Pentagramma di luce, infatti, non è che l'ultima pubblicazione di una serie di dizionari ragionati che raccoglie la storia del cinema in vari compartimenti tematici (tra i i prossimi in via di pubblicazione, anche un volume dedicato alle grandi civiltà del passato).
Non manca nessun titolo: si va da Bolero di Pabst a Tano da Morire di Roberta Torre (“Ballo, danza e musical”), da Hallelujah di King Vidor a Mo' better Blues di Spike Lee (“Jazz e blues”), da Un grande amore di Beethoven di Gance a Mosè e Aronne di Straub (“Musica classica e opera”) e dal vecchio Rock around the Clock al recente biopic su Johnny Cash Walk the line (“Rock”). Tra tutte, la voce meglio curata e più godibile da consultare è il capitolo rivolto alla musica classica, che suddivide la vasta filmografia secondo il compositore di riferimento e si snoda in una quarantina di profili filmografici, da Johann Sebastian Bach a Kurt Weill, passando per Liszt e Schubert.
Il copioso elenco di titoli, che sottolinea le produzioni italiane in grassetto e al titolo aggiunge solo anno e regista, è interrotto di tanto in tanto da alcune curiosità (come una divertente digressione sui jazz cartoon, con apposita filmografia) e da dodici schede dedicate ai migliori film di ciascun genere, complete di cast, trama e premi; tra queste, anche titoli poco noti e degni di riscoperta, come Baby Snakes di Frank Zappa, insospettabile cineasta, e Let's Get Lost di Bruce Weber.
Non privo di una certa praticità ideale per collezionisti e cinefili ossessivi, il libro conserva però gli stessi difetti del precedente Macchine di celluloide: un numero di pagine eccessivamente modesto per l'ampio argomento (solo 86 pagine, esclusi gli indici) e scarsa cura della qualità di stampa.

Michelangelo Pasini