IL CINEMA POSTMODERNO
Autori: Laurent Jullier | Indice: La postmodernità come contesto | Nonostante sia giunto in Italia con un colpevole ritardo di 9 anni, L'ècran postmoderne era già noto nel nostro Paese come uno dei testi più citati (se non saccheggiati) dell'intera bibliografia teorica dedicata al cinema contemporaneo, un saggio d'importanza seminale le cui riflessioni sono state poi raccolte, in Italia, da fini osservatori del sisma postmoderno come Vincenzo Buccheri e Gianni Canova. Molti i concetti innovativi espressi da Jullier, tutti destinati a far scuola; tra questi si staglia la teorizzazione del film-concerto, "fuoco d'artificio" audiovisivo di cui risultano fondanti le particolari condizioni di proiezione e l'intensità del "bagno sonoro" della fruizione, a discapito della definizione dell'immagine e della sua comprensione (su cui prevale il cieco “sentire”). La prospettiva teorica di Jullier sa essere aperta e trasversale (esemplare la cristallina definizione a tutto tondo della condizione postmoderna contenuta nel primo capitolo) riuscendo ad evitare ottusità semiotiche per adottare un attento approccio estetico che arriva a lambire i territori della psicologia della percezione, della sociologia del cinema e della filosofia (Bazin e Deleuze ovvi punti di partenza per dispiegare il dissolvimento dell'immagine-tempo nell'immagine di sintesi digitale). Dal punto di vista analitico, in accordo con lo spirito postmoderno di cui tratta, non si esclude nessuna forma di cinema, popolare o d'autore che sia aggiornando Debord, Baudrillard e Serge Daney all'epoca del morphing e dei registi-manager Spielberg e Lucas (identificati come i primi registi postmoderni in strictu senso). Più macchinoso e prescindibile invece l'ultimo capitolo, forse per la scelta di esempi di postmoderno già datati e superati e per l'inevitabile ripetizione di concetti già esaustivamente illustrati nei capitoli precedenti. Ad ogni modo, lo stile di scrittura, brillante e mai banale, riesce sempre a mantenersi su toni pienamente intelligibili e su un vocabolario chiaro e alla portata di tutti i cinefili. Jullier, docente di estetica del cinema alla Sorbona, è un accademico anomalo (tra i suoi studi, Star Wars, anatomie d'une saga e un saggio sul rapporto tra Aphex Twin e Lyotard) ma sempre illuminante anche negli interventi più ironici e popular. In questo senso, non fa eccezione la spassosa introduzione scritta dallo stesso Jullier per l'edizione italiana (per l'occasione riveduta, corretta e integrata del capitolo su Dancer in the Dark), una divertente e acuta metafora sulla distinzione tra classicismo, modernità e postmodernità al cinema. Dario Stefanoni |