IL CINEMA DI TERENCE YOUNG
Autore: Mario Gerosa Casa Editrice: Edizioni Il Foglio, Piombino, 2009 Collana: Cinema Pagine: 313 Formato: 15x21 Prezzo: € 18 Lingua: Italiano | Indice: Prefazione di Edward Coffrini dell'Orto Introduzione di Dario Pm Geraci Young, chi era costui? I temi del cinema di Terence Young Il signore di Shanghai Venere in bikini La Bond girl più amata dagli intellettuali Il Bauhaus e la tarantola SPECTRE all'italiana Young? Assente Schede monografiche dei film di Terence Young Bibliografia essenziale Il mio amico Terence di Aldo Zezza Nota sull'autore | Merito, indiscutibile, delle Edizioni Il Foglio è operare una ricerca sui vuoti lasciati in Italia dalla letteratura cinematografica e tentare di colmarli. Ora bruciando sul tempo la concorrenza, come nel caso del volume su Paul Tomas Anderson, ora ripescando autori che invece inspiegabilmente nessuno si è filato nel tempo. Il cinema di Terence Young, a cura di Mario Gerosa (caporedattore di AD Architectural Digest, mica poco) appartiene alla seconda schiera. Regista troppo poliedrico, eterogeneo e vitale per farsi ammaliare da un unico genere, Terence Young è dai più ricordato esclusivamente come il padre dei primi film di James Bond (ha diretto le prime due avventure dello 007 britannico ed il terzo episodio della serie) e poco altro. Quando va bene del cineasta si ricordano Gli occhi della notte, con Audrey Hepburn e il western con Charles Bronson intitolato Sole Rosso. Il resto della sua sterminata filmografia sembra avvolto in una nebulosa inesplorabile, vuoi per la superficialità della critica italiana che ha faticato a trovare una definizione per la sua poetica e quindi di conseguenza un posto per il suo cinema, vuoi perché le nuove generazioni, quelle che mangiano pane e dvd, si vedono tarpare immediatamente le ali perché di Terence Young è uscito davvero poco in digitale. Per celebrare cotanto ecletticismo, pluralità di vedute, coprire un arco temporale cinematografico lungo quarant’anni, i frequenti salti tra un genere e l’altro, tra cinema alto e cinema basso, l’autore sceglie un approccio attrettanto vario. Dopo due brevi introduzioni, il libro prova a far luce nell’infinito mondo di Young attraverso una serie di interviste e testimonianze che ne restituiscono il carattere eclettico: Mario Gerosa incontra, tra gli altri, Ursula Andress, Luciana Paluzzi ed Ennio Morricone, alla ricerca di quelle informazioni di prima mano impossibili da reperire altrimenti. Ma la colonna portante dell’intero volume sono le schede monografiche dedicate alle pellicole: mentre in altre pubblicazioni le mere recensioni possono risultare poco più che un riempitivo, la difficile reperibilità di buona parte delle pellicole di Terence Young rende queste schede l’unico modo per conoscere certi film. Certo di tanto in tanto l’ampio spazio dedicato al riassunto della trama può irritare il lettore più navigato, ma sono peccati decisamente veniali per un’opera tanto informata. Alcune recensioni avrebbero meritato un approfondimento maggiore, ad altri film si poteva dedicare più spazio, ma si tratta pur sempre della prima parola sull'argomento. Chi ha sempre associato il cinema di Terence Young esclusivamente alle prime avventure di James Bond ha ora materiale con cui ricredersi. Michelangelo Pasini |