L'ETA' DELL'OCCHIO - IL CINEMA E LA CULTURA AMERICANA

L'ETA' DELL'OCCHIO - IL CINEMA E LA CULTURA AMERICANA, di Franco La Polla


Autore: Franco La Polla


Casa editrice:
Lindau, Torino, 2000


Collana:
Saggi


Pagine:
276


Formato:
14x22.5


Prezzo:
14,46 €


Lingua:
Italiano

Indice:

Premessa

Autori
- Alcune versioni di pastorale: Frank Capra e l’invenzione della “screwball comedy”
- La frequentazione delle tenebre: Orson Welles fra Ismaele e Barnum
- Dipendere da estranei: Elia Kazan e la letteratura americana
- Prepararsi in tempo: brevi note estetiche sul primo Roger Corman
- Corman e Poe: cronaca di una liberazione senza seguito
- Entropia e Apocalisse: Robert Altman e la cultura americana
- Russ Meyer: la realtà al grado esclamativo

Film
- “Daisy Miller” di Peter Bogdanovich
- “La via del tabacco” di John Ford
- “Non voglio perderti” di Mitchell Leisen
- “La saggezza nel sangue” di John Huston
- “Blade Runner” di Ridley Scott
- “La zona morta” di David Cronenberg
- “Il seme della follia” di John Carpenter
- “Texasville” di Peter Bogdanovich
- “Forrest Gump” di Robert Zemeckis
- “Quiz Show” di Robert Redford
- “Amistad” di Steven Spielberg

Questioni
- Storia e fantastoria: la diversità americana
- Fiction e realtà storica al cinema, ovvero: guardiamo la TV
- Negare il piacere: l’erotismo negli anni ’30 e ‘40
- Cinema e Beat Generation: il diritto alla storicizzazione
- Hollywood, droga e creatività, ovvero: usare il cervello
- Del parlar quando si è interrogati: cinema e umorismo ebraico-americano
- Il riso, la morte e i diavoli: ancora su Woody Allen e i fratelli Marx
- Parlare a Ninotchka, ovvero: quale remake?
- Dalla creazione al pregiudizio universale: la fantascienza televisiva negli anni ‘50
- “X-Files”: l’orrore del pensiero tra fantascienza e parodia
- L’iperrealismo trent’anni dopo

Indici
- Indice dei film
- Indice dei nomi


Quando si parla di cinema americano, non è possibile prescindere dall'enorme apporto critico e storiografico di Franco La Polla. Accademico senza accademismo, docente per oltre trent'anni di Letteratura Anglo-americana e di Storia del cinema nordamericano, La Polla, scomparso nel 2008, è stato senz'ombra di dubbio lo studioso italiano più autorevole in fatto di cinema e letteratura statunitensi, nonché uno dei più profondi conoscitori della cultura americana tout court. L'età dell'occhio, una delle sue raccolte critiche più significative, si propone di rileggere diversi momenti e autori del cinema Usa alla luce delle più varie interferenze letterarie, filosofiche e storiche che ne hanno plasmato le opere. Vicino ai Cultural Studies, disciplina accademica ancora poco o per nulla sviluppata nel nostro Paese, La Polla eccelle tanto nella precisione e nella padronanza dello sconfinato background culturale che gli pertiene quanto nella viva originalità del suo contributo teorico. L'invidiabile minuzia del filologo è evidente, ad esempio, quando nega all'idealista e jeffersoniano Capra la paternità della screwball comedy, genere eminentemente sovversivo e anarchico che della mitologia jeffersoniana voleva piuttosto essere la scettica parodia, o quando propone percorsi storico-critici di straordinaria erudizione riguardo le radici dell'umorismo ebraico-americano dei fratelli Marx e la tradizione del trickster, il confidence man melvilliano, nella poetica digressiva di Orson Welles. Originale, in secondo luogo, per molte riflessioni critiche decisamente innovative e coraggiose, come quando traccia i punti di tangenza tra Roger Corman e le figurazioni della pop-art, o tra Altman, l'entropia pynchoniana e l' "Apocalisse comica" di scrittori quali Vonnegut e Barthelme. Come se non bastasse, quella di La Polla era anche una delle penne critiche più godibili e lievi, priva di contorti ghirighori intellettualistici e sempre ficcante, cristallina ed essenziale. Il volume offre il meglio di sé soprattutto nelle sezioni “Autori” e “Questioni”, dove il pensiero critico di La Polla è più libero di spaziare nella trasversalità dei riferimenti culturali più vari, mentre la sezione “Film” soffre maggiormente la limitazione di dover trattare singoli titoli (generalmente non memorabili), seppur con qualche notevole eccezione come i lucidissimi interventi su Il seme della follia e Forrest Gump. L'età dell'occhio non è solo uno dei migliori florilegi di saggi sul cinema americano, con persino qualche riflessione profeticamente proiettata verso dibattiti più che attuali (cfr. il conclusivo L'iperrealismo trent'anni dopo), ma anche un modello di critica intelligente e illuminante.

Dario Stefanoni