IL TRASCENDENTE NEL CINEMA - OZU, BRESSON, DREYER

Il transcendente nel cinema - Ozu, Bresson, Dreyer, di Paul Schrader


Autore: Paul Schrader


Casa editrice:
Donzelli, Roma, 2002


Collana:
Saggi, Arti e Lettere


Pagine:
194


Formato: 14,5 x 23


Prezzo:
17, 56 €


Lingua:
Italiano

Indice:

Introduzione


Ozu


Bresson


Dreyer


Conclusioni


Note


Bibliografia


Indice




Schrader intende dimostrare l'esistenza di uno “stile trascendentale” in grado di evocare l'Ineffabile e l'Invisibile (cioè l'irrisolvibile Mistero dell'esistenza umana) attraverso il linguaggio specifico del medium Cinema: il film come “preview of the incoming attractions of the Soul” (vedi il Cigarette burns carpenteriano).
Inoltre, questo stile si definisce “trascendentale” in quanto “forma espressiva condivisa”, esperanto audiovisivo che accomuna cineasti tra loro diversissimi per nazionalità, background culturale, religione professata, carriera, generi frequentati, eccetera.
L'autore del saggio è consapevole di essersi imbarcato in acque pericolose: lo testimoniano le mille precauzioni metodologiche e i doverosi distinguo terminologici dell'Introduction.
Ed è proprio la solidità di questa breve sezione iniziale che impedisce a Schrader di affondare nelle paludi dell'impressionismo letterario. Aldilà della discutibile tesi di partenza, l'argomentazione schraderiana non perde mai i caratteri della scientificità: Estetica, Analisi del film, Storia del Cinema, dell'Arte e delle Religioni sono chiamate al banco dei testimoni e interrogate per convincerci dell'esistenza di uno “stile trascendentale”.
In questo senso, l'apparato iconografico risulta particolarmente efficace nell'aiutare il lettore a cogliere le analogie tra Ozu e i pittori sumi-e, tra Bresson e l'arte bizantina.
Chi si aspetta un manifesto poetico della futura produzione cinematografica di Schrader rimarrà abbastanza deluso. Molto meglio abbandonarsi alla prosa cristallina e alle argomentazioni stringenti di un cinefilo che concepisce l'esercizio critico come “discorso su oggetti amati”.

Michael Guarneri