CINEMA E CINEMA

Cinema e Cinema, di Vladimir Majakovskij


Autori: Vladimir Majakovskij


Casa editrice: Stampa Alternativa, Viterbo, 2006


Collana: Margini


Pagine: 78


Formato: 10,5x16,9


Prezzo: 7 €


Lingua: Italiano

Indice:

Troppo rivoluzionario, di Alessandro Bruciamonti

Il teatro cinematografo e il futurismo

Il cinematografo distrugge il teatro

La posizione del teatro odierno e del cinematografo nei confronti dell'arte

Cinema e Cinema

Cinecontagio

Aiuto!

Il cuore del cinema


Se la produzione poetica di Majakovskij è universalmente nota, meno celebre e percorsa è la sua attività di critico, teorico e sceneggiatore per il cinema.
Cinema e cinema è un collage di scritti critici, poesie e soggetti cinematografici scritte dal poeta iniziatore nel 1914 (con il manifesto "Schiaffo al gusto del pubblico") del cubofuturismo russo.
I primi tre testi contenuti sono i più prescindibili dell'antologia, componendosi in invettive da pamphlet datate nei toni e nelle argomentazioni; in essi si sottolinea una diversità ontologica del mezzo cinematografico rispetto alle altre arti, in quanto mera produzione industriale. A differenza di tanti teorici coevi a Majakovskij, non si tratta però del tipico abbrivio per una condanna del cinema nelle sue ambizioni intellettuali, ma anzi se ne sottolinea la portata rivoluzionaria nella possibilità di frantumare un certo naturalismo di stampo teatrale (l'evidente idolo polemico è il Teatro d'Arte di Stanislavskij) e di emanciparne l'attore, imbrigliato da un ipocrita mimetismo, grazie anche alla registrazione fedele dell'attualità permessa dalla nuova tecnologia (le rivendicazioni vertoviane non sono distanti). A questa parte saggistico-teorica, seguono due brevi poesie: Cinema e Cinema, celebre elogio della settima arte ("Per voi il cinema è spettacolo. Per me è quasi una concezione del mondo.") e Cinecontagio, una poesia futurista dedicata a Charlie Chaplin.
Infine, la vera perla del libricino (minuto sia nel formato che nel numero di pagine): la sceneggiatura inedita Il cuore del cinema, "fantasia-fatto in quattro parti con prologo ed epilogo", un'allegoria di amour fou e ossessioni cinefile che non sarebbe spiaciuta ad Andrè Breton, un giocoso coacervo di prestigiosi cammeo (tra i personaggi, Douglas Fairbanks Chaplin, Rodolfo Valentino, Harold Lloyd) che sembra legarsi ad un inconsueto e ante-litteram gusto avantpop.
Una pregevole curiosità altrimenti introvabile.


Dario Stefanoni