BREVE STORIA DEL CINEMA TEDESCO

BREVE STORIA DEL CINEMA TEDESCO, di Bernard Eisenschitz


Autori: Bernard Eisenschitz

Titolo originale: Le cinéma allemand

Edizione originale: Nathan, Paris, 1999

Casa editrice: Lindau, Torino, 2001

Collana : Strumenti

Pagine: 184

Formato: 12 x 16,5

Prezzo:
9,30 €

Lingua:
Italiano

Indice:

Introduzione

I. 1895-1918 Un'industria sotto l'Impero

- Gli inizi di un'industria
- Star e autori
- Guerra e cinema

II. 1919-1925 Lo Schermo Demoniaco

- Il cinema e il suo tempo
- Il Gabinetto del Dottor Caligari
- I misteri dell'anima
- Le ambiguità dello schermo demoniaco
- Carl Mayer e il kammerspiel
- F. W. Murnau
- Fritz Lang
- L'anno 1925

III. 1926-1929 Gli ultimi anni del muto

- Concentrazione, emigrazione, rinnovamento
- La Nuova Oggettività
- Impadronirsi del cinema

IV. 1929-1933 Il passaggio al sonoro e la fine della Repubblica

- Il mondo nel teatro di posa
- Il mondo in crisi
- M, il mostro di Dusseldorf
- Bertolt Brecht, Max Ophuls
- Un testamento

V. 1933-1945 Il cinema secondo Goebbels

- Mettersi al passo
- L'industria con Goebbels
- Leni Riefenstahl e le avanguardie
- Guerra e cinema (bis)

VI. 1933-1945 L'altra Germania: i cineasti in esilio

- Terre d'accoglienza?
- Hollywood

VII. 1945-1962 Il cinema di papà (RFT)

- Tra le rovine
- La Germania di Adenauer: «È colpa di Hitler»
- Il ritorno
- Il cinema dei distributori
- Il piacere della volgarità

VIII. 1945-1989 A est (RDT e zona sovietica)

- Risorta dalle rovine
- Il primo Stato tedesco operaio e contadino
- 1953-1961: dall'insurrezione al Muro
- La generazione degli anni '60
- La fine
- Il documentario

IX. 1962-1980 Il giovane cinema tedesco (RFT)

- Straub, Kluge e qualcun altro
- Il cinema di papà non è morto
- 1968 e dopo
- Il Nuovo Cinema tedesco

X. 1980-1989 Post scriptum

- Gli anni '80
- Gli anni '90

Bibliografia

Indice dei nomi



Attraversare la storia del cinema tedesco significa aggirarsi con diseguale difficoltà tra età dell'oro celebratissime (Weimar, il Giovane e il Nuovo cinema tedesco) e medioevi frequentati quasi in esclusiva da studi specialistici (il pre-Caligari, l'epoca nazista, il cinema della RDT), dunque far convivere in uno stesso luogo il trito e l'inesplorato. A tale difficoltà Bernard Eisenschitz risponde delineando uno scenario in cui si incrociano, bilanciandosi, la completezza e la sommarietà, adottando la pratica metodologica del sorvolare tutto senza fermarsi mai.
Illuminato da uno stile asciutto ed essenziale e sorretto dai contributi di Kracauer, Eisner, Brecht e Daney, il saggio si propone sin da subito come un'introduzione sufficientemente esaustiva, non perdendo mai occasione per guardare con occhio critico ai legami tra storia e politica. La Germania ritratta è una nazione che rinegozia la propria identità: ambiguità e fratture riportate anche nella struttura del volume nella scelta di trattare due o più tipologie di cinema nazionale in contrasto dialettico (avanguardia/commerciale, nazisti/esiliati, cinema-di-papà/nuovo-cinema, RDT/RFT), sempre allo scopo di restituire un quadro, o come le dimensioni richiedono: una miniatura, completa e precisa.
L'edizione francese, a cui la Cinématheque parigina ha assegnato il rinomato Prix Philippe Arnaud, presenta un aggiornamento al 1999 – che Lindau riporta – nel quale l'autore condensa due decenni estremamente problematici per il cinema tedesco, i disastrosi anni '80 e '90, in un distillato superficiale ed irrisolto. Più felice, invece, la bibliografia, essenziale e versatile, che racchiude i cardini del discorso attorno al cinema tedesco, inglobando anche testi non propriamente cinematografici, ma comunque fondamentali (tra cui i filosofi di Francoforte e la storiografia più essenziale attorno al Novecento tedesco.

Giuseppe Fidotta