NOTE SUL CINEMATOGRAFO

Note sul cinematografo, di Robert Bresson


Autore: Robert Bresson


Casa editrice:
Marsilio, Venezia, 2003


Collana:
Biblioteca


Pagine:
126


Formato: 16 x 21


Prezzo:
13 €


Lingua:
Italiano

Indice:

I. 1950-1958

II. 1960-1974 (ALTRE NOTE)

Note


Il volume raccoglie appunti stesi dal leggendario regista francese in un periodo compreso tra la lavorazione di Diario di un curato di campagna (1950) e quella di Lancillotto e Ginevra (1974).
Sebbene la dispositio segua un ordine cronologico rigorosamente progressivo, il testo non è assolutamente leggibile come resoconto autobiografico di una maturazione artistica: poiché ogni pellicola bressoniana – dal punto di vista stilistico – risulta perfettamente identica alle altre (cfr. il capitolo Bresson in Transcendental style in film di P. Schrader), l'autore non può che dare di sé un'immagine cristallizzata, mappando i propri incrollabili principi ispiratori sul corpus di opere realizzate in un quarto di secolo.
Bresson, quindi, si serve di penna e foglio per glossare il testo filmico: stimolato dal lavoro creativo sul set, il metteur en scène riflette sul medium cinema e sul suo “linguaggio specifico” (non è questa, in fondo, l'ossessione di ogni teorico del cinema?).
Non ci si attenda, però, la logica implacabile dell'argomentare ejzenstejniano.
Abbastanza sorprendentemente, il “cineasta sottrattivo” Bresson adotta la forma letteraria dell'accumulo: aforismi (precettistica o invettiva) e impennate liriche sono gli strumenti di un pensiero mistico che, coerentemente, preferisce la suggestione alla demonstratio.
In sostanza, Note sul cinematografo è un manifesto poetico i cui dogmi sono ripetuti con tale appassionata ostinazione da trasformare la teori(c)a del cinema in liturgia del cinematografo (1).

Michael Guarneri

(1) “Cinematografo” nel senso letterale di “scrittura con immagini in movimento e suoni”.