JEAN-PIERRE MELVILLE
Autori: Mauro Gervasini, Emanuela Martini (a cura di) | Indice: The director wore in black Dalla nouvelle vague alla resistenza L'armata delle ombre La vita e i film | Il Torino Film Festival per la sua 26esima edizione omaggia, tra gli altri, Jean-Pierre Melville, dedicandogli una delle sue retrospettive. Immancabile il catalogo che, come prassi, si propone di essere una raccolta di scritti, di idee, di pensieri e di materiale, più che un approfondimento vero e proprio. Mauro Gervasini ed Emanuela Martini, che del libro e della retrospettiva sono i curatori, sembrano essersi assicurati che ogni saggio contenuto nel libro avesse una spiccata componente autobiografica a volte, personale altre, ma sempre e comunque una struttura diversa, libera, dipendente solo dal film e dall'argomento toccato, non imbrigliata in uno schema prefissato. Prima parte dedicata a personali riflessioni su alcuni film del regista, pellicole che alcuni definirebbero le più rappresentative, ma alle quali altri guarderebbero come selezionate con lo stesso spirito che tiene insieme le pagine del libro, passione, approfondimento e sperimentazione. Tanti autori, tanti stili differenti, con esiti altrettanto diversi. Spicca Sandro Toni con il suo breve ed autobiografico saggio su Bob le flambeur. Seconda parte più storica con tanto di intervista a Melville tratta dai Cahiers du Cinèma n. 124 dell'Ottobre 1961 e di brevi pillole e citazioni in ordine cronologico dedicate al rapporto prima di filiazione poi controverso tra i giovani turchi e Jpm. Seguono quattro saggi dedicati alle tematiche del regista francese, tra i quali spicca quello in cui Giorgio Gosetti fa il punto sul debito che John Woo ha da sempre pagato al cinema di Jean-Pierre Melville. A concludere bio e filmografia. Bibliografia interessante e curatissima. Libro evidentemente pensato (e riuscito) per l'appassionato di Melville o per chi, almeno, ne abbia seguito la retrospettiva durante il festival. Farebbe bene ad evitarlo chi si voglia avvicinare per la prima volta al cinema del cineasta francese; lo troverebbe un po' troppo frammentario. Michelangelo Pasini |